“dante, per nostra fortuna” (2021)

Pubblicato il 25 marzo 2021 • Cultura

In attesa della proiezione che avverrà non appena le norme anticovid lo permetteranno, si presenta il cortometraggio attraverso l’articolo del Giornalista e critico cinematografico Gianluca Arnone;

(tratto da https://www.cinematografo.it/news/lesilio-e-finito/)

“Un padre vivo, che solo ora iniziamo a conoscere”: così Massimiliano Finazzer Flory riscopre l’autore della Divina Commedia, celebrato a passo di danza nella rappresentazione “Dante, per nostra fortuna” che comincia con la suggestiva scena illuminata dalla lieve fiamma di una candela senza la quale ci sarebbe solo un metaforico buio e grazie alla quale un bambino legge “il più bel libro del mondo”: La Divina Commedia”

Trailer dello spettacolo

Tra le tante celebrazioni del Sommo Poeta nel 700mo anniversario della morte, quella messa in scena da Finazzer Flory è tra le più ardite per come combina linguaggi molto diversi tra loro, come la letteratura, il cinema, il teatro, la danza.

Un viaggio di 21 canti in 27 minuti – secondo una simbologia cara a Dante – segna il percorso psichico di un bambino e di un vecchio attore che vedono, o credono di vedere, la Divina Commedia come parola che si fa carne, balletto di anime – ora dannate, ora salvate – dalla Parola. Con la voce fuori campo dell’autore, che alterna prosa e poesia pura, si vive dunque il viaggio. “: “Dante sta al cinema perché anche lui è regista, inventa il suo attore principale, sé medesimo, e l’attore non protagonista, Virgilio. L’altro colpo di genio sono le comparse che popolano il viaggio, non tipi qualunque ma figure storiche straordinarie”.

Il teatro invece gli serve a ragionare sulle categorie di Inferno, Purgatorio e Paradiso: “L’Inferno in teatro è il dietro le quinte – spiega Finazzer Flory -. Lì ci sono tutti gli spettri, tutti i difetti e i limiti. Il palcoscenico è il Purgatorio che serve a espiare, come sosteneva Aristotele. Il Paradiso è insieme l’applauso del pubblico e l’attore che si incarna nella parola che recita”.

Sul palcoscenico di uno stabile di Sarzana, “a pochi passi da dove Dante si trovava il 6 ottobre 1306 per dirimere una questione amministrativa”, Finazzer Flory ha messo in scena 21 canti, “scelti in base ai temi che sento più originali oggi e vicini all’immaginario collettivo, ma anche per la loro struttura estetica, capace di reggere le coreografie”. Il film, sostenuto da IGT e girato a dicembre in pieno lockdown, è un invito a scoprire chi era veramente Dante liberandolo dalla polvere delle interrogazioni di classe, comprendendone la grandezza filosofica e teologica: “L’esilio di Dante è durato fino a oggi – commenta il regista -. Abbiamo iniziato da poco a prendergli le misure. Per capirlo bisogna comprendere che tutto in lui gira intorno all’amore: per Beatrice, per Virgilio, per la poesia, per Dio. Quest’ultimo è l’amore più grande, il vero obiettivo. Il viaggio di Dante è un cammino alla ricerca del volto di Dio, trasfigurato nel volto di Beatrice”.

Ecco perché per Finazzer Flory “è la nostalgia di Dio il vero tema della Commedia. Al suo opposto c’è l’inferno che sperimentiamo ogni giorno sulla Terra, quello del nichilismo”. Per fortuna nostra, come titola il film, “noi italiani possiamo sempre coltivare il sogno e la speranza avendo un padre come Dante. Un padre vivo, come la sua lingua. Incontrarlo ti cambia la vita”. In concomitanza con la proiezione di Ravenna, Dante, per nostra fortuna, sarà visibile anche all’estero grazie al coinvolgimento degli IIC e le Ambasciate di Mosca, Istanbul, Manila, Hong Kong, Malta, Buenos Aires, Santo Domingo e, a seguire dopo il 25 marzo, Malta, Oslo, Tel Aviv, Miami.